Nel nottambulo Food District di Viale Montenero, Domenico ‘Dom’ Carella ha avviato da un mese circa Ultra, interessante insegna, sorella del noto Carico, ‘place to be’ per gli appassionati della buona mixology. Anche questo secondogenita, immersa in una penombra rilassante, allestita con una bella cucina a vista e un bel bancone, è votata ai cocktail d’autore e ai lievitati gourmet da compartire con il tavolo a mo’ di Tapas e affianca loro proposte più meneghine, della tradizione e anche ‘veggy’. Ad accompagnare il tutto una musica, a tratti eccessiva, che forse andrebbe rimodulata per dare modo agli ospiti di godere appieno il fascino della narrazione delle portate da parte dell’ottimo personale di sala. Dal menu assaggiamo di tutto un po’: iniziamo con della golosa Focaccia, dalla trama aerea e croccante al morso, infarcita di Pastrami, pickles e rafano che solletica il palato; assaggiamo poi della Trippa, cotta a puntino, al sugo di pomodoro con un ‘zing’ di piccante donatole dal provolone grattugiato finissimo che ne sgrava l’assagio; coloratissima e pop la Melanzana cotta al bbq, pecorino e ‘nduja dal risultato un po’ opaco nonostante la sapidà degli ingredienti impiegati. Tra le Pizze classiche scegliamo la Marinara cosparsa da una miscela strepitosa di pomodori cotti al forno, olio all’aglio e un tocco di origano, connotata da una perfetta umidità, caratteristica che questa tipologia di lievitato non sempre possiede a causa di un impiego a volte insufficiente o eccessivo della salsa di pomodoro; tra quelle Signature, seduce per la grammatica dei sapori e la seguente digeribilità, quella all’anguilla affumicata adagiata su della mozzarella fior di latte, cipollotto fondente e salsa al sesamo. Concludiamo questo divertente intervallo con un’altra sfiziosità salata, consistente in tre tipi differenti di Montanarina Crunchy: la prima, più elegante e profumata, al Gambero rosso di Mazara, pomodoro marinato e tocchi di maionese al lime; seguono le più rustiche e stuzzicanti, Pancetta Capitelli e rafano e infine quella ‘Nduja e friarielli. La carta dei vini di Ultra risulta intrigante per la proposta di etichette ‘di nicchia’ che spazia tra Bollicine italiane e francesi, vini del territorio e Sake. Imperdibili i cocktail signature da fruire come aperitivo o da sorseggiare per l’intera cena.
In uno dei crocevia pulsanti di Milano, c’è un ritrovo autentico che incarna l’essenza di Tokyo: Kanpai. Situato nel quartiere di Porta Venezia, questo izakaya dall’atmosfera moderna rappresenta il frutto di una passione sincera e profonda per la cultura giapponese del ristoratore Josef Khattabi. Il suo Kanpai – parola usata dai giapponesi per brindare – sembra il luogo perfetto per l’anima cosmopolita della città, dove condividere cocktail d’ispirazione orientale e sakè, mentre si assaporano i piatti della tradizione giapponese cucinati con un tocco di creatività e, a volte, italianità.
In cucina il giovane Alessandro Nulvetti, esperienze con Matias Perdomo, Luigi Taglienti, ma anche con Alléno a Parigi, propone piatti dai quali emerge una varietà di esperienze culinarie, pur focalizzandosi principalmente sui sapori tipici di una “trattoria” giapponese (appunto un izakaya). Dal menù, suddiviso in Zensai (antipastini), Otsumami (piatti di condivisione) e Shusai (piatti principali), si possono assaggiare golosi bocconi come la Costoletta di ricciola panata, con una croccantezza dorata che riesce a preservare l’umidità e la morbidezza del pesce, la guancia della stessa ricciola, che ruba maggiormente la scena con un succulento boccone cotto alla brace, impreziosito dal gel di bergamotto fatto in casa che riequilibra la componente grassa con una nota di acidità molto persistente. Tra i piatti celebri del locale poi ci sono le Bombette Tsukune: una rivisitazione della tipica bombetta pugliese che incontra sapori tipici d’Oriente, ossia polpette di maiale, cavolo, tamari e crepinette con chimichurri all’umeboshi e shiso verde. Il reparto cocktail è guidata Vito Laselva e la drink list si incentra su sentori e ingredienti orientali. C’è un occhio di riguardo al Sakè, al Whisky e al Gin giapponesi e non manca una piccola selezione di vini naturali italiani e internazionali. Il servizio di sala completa l’esperienza sapendo elargire consigli in base ai gusti del commensale.
In una vivace metropoli gastronomica come Milano, è facile lasciarsi ingannare dalle prime impressioni. Tuttavia, il Baratie si dimostra un’eccezione che conferma questa regola. A prima vista si potrebbe pensare che sia il solito cocktail bar come ce ne sono tanti a Milano. Il format è lo stesso che da alcuni anni vediamo replicare continuamente in città: cocktail, piattini formato tapas ideali da accompagnare all’aperitivo e pietanze più strutturate per trasformare l’esperienza in una vera e propria cena. Il tutto in un locale piuttosto anonimo situato in zona Solari/Washinghton, con cemento a vista alle pareti e tavolini da giardino accalcati sul marciapiede. L’apparenza, tuttavia, in questo caso inganna.
Perché non solo i cocktail sono meritevoli, ma in cucina ci lavora qualcuno che sa davvero il fatto suo (nello specifico parliamo di Andrea Cicu, fondatore assieme a Giacomo Sacchetti, Nello D’Acampo e Davide Bavestrelli). Che sia per la materia prima presentata, o per la tecnica di esecuzione, i piattini, concepiti per essere condivisi, si rivelano spesso deliziosi o, quantomeno, interessanti nella loro combinazione di sapori. Tra i diversi assaggi, lo “Spago“, con “Burro-Peperoncino-Aglio” ha un sapore deciso ma il crostaceo riesce a sopravvivere, nel suo sentore, all’insieme aromatico deciso. La Melanzana alla Sassarese ha una cottura efficacie con la buccia che dona croccantezza al piatto. Anche il Maialino con zucchina gialla è un piatto consistente e ben eseguito. Uno dei punti di forza del Baratie è la sua cucina di prodotto. Ingredienti di prima qualità vengono trattati con rispetto e creatività, portando a piatti che raccontano storie attraverso il gusto. Il prezzo, più che ragionevole dei piatti interessanti rende il Baratie il luogo ideale per una cena informale. Non è solo un ristorante da visitare una volta sola, ma un luogo dove è possibile tornare e ritornare, per scoprire ogni volta nuove sfumature di sapori e piatti raffinati.
Da Distreat lo stile industriale di una sala pulita e lineare, quasi essenziale, sfocia in uno spazio all’aperto più morbido, composto da un pergolato e dai fronzoli di un glicine. Affacciato sul Naviglio Pavese, il locale soddisfa i bisogni di qualsiasi ora del giorno; apre alle 8:30 e non chiude fino all’1:00. Colazione, brunch, pranzo, aperitivo, cena e ammazzacaffè, offre ogni tipo ristoro.
L’offerta della cucina di Distreat è contenuta ma versatile, per poter soddisfare ogni palato unisce la sicurezza dei piatti della tradizione con un tocco estroso. Tecniche semplici ben eseguite. Tra i fornelli, Federico Sordo e Andrea Tirelli, ispirati dalla scuola di Cesare Battisti. Tra i piatti rimarchevoli c’è la Tartare, un comfort food in cui la maionese avvolge delicatamente la carne cullandone la freschezza, e poi lo Spaghetto con crema di cipolle rosse di Tropea, salsa al Gorgonzola, basilico e cipolla croccante: una leccornia che unisce la cipolla croccante al dolce sentore del Gorgonzola, il tutto giusto incalzato da un leggero piccante, perfettamente equilibrato.
A cena si può seguire un viaggio a 5 portate scelte tra i piatti del menu, il tutto per 50 euro ma se si vogliono aggiungere i vini abbinati ne saranno necessari 70. La carta dei vini è ampia, e molto gradito è il nome dello specifico vitigno posto sulla bottiglia. La proposta dei drink per l’aperitivo incuriosisce, e a questi vengono affiancati dei piatti in miniatura; le birre non sono molte, né alla spina né in bottiglia. Il servizio ha un punto in più, disponibile ma informale, giovane.
Arcano sorge nei pressi di Corso Vercelli e promuove una cucina tradizionale al fianco di una formula multiforme: bistrot, ristorante, cocktail bar e, in serate specifiche, piano bar. Sin dall’ingresso l’impressione è inusuale, ci si ritrova in un borgo inserito all’interno di quella che pare una scenografia teatrale. La proposta culinaria è principalmente di terra e spazia nella tradizione di tutto lo Stivale, una sezione ad hoc propone carne alla griglia di provenienza internazionale. Rimarchevole la fattura della costoletta di vitello alla milanese, croccante e rosa al punto giusto, del cavolfiore affumicato alla piastra con tartufo nero e, a coronamento della meneghinità, dei golosi mondeghili. La carta dei vini non è ampia ed è affiancata alla proposta di drink. Il servizio è rapido e solerte, elevato il costo del coperto.
L’offerta gastronomica di Porta Venezia si arricchisce di un piccolo locale da 16 coperti, dai tavoli raccolti e un bancone: Bites. Qui è possibile godersi un aperitivo con sfiziosi assaggi e drink inusuali o il menu degustazione stagionale. Il format prevede l’aperitivo dalle 18.00 alle 20.00 e la degustazione per tutti alle 20:30, motivo per il quale rischiate di dover attendere l’arrivo dei ritardatari. I piccoli “morsi” ripercorrono un viaggio, a tratti esotico, che accompagna l’avventore lungo le tappe che hanno arricchito le esperienze dei giovani chef. La carta dei vini è varia, tenendo anche conto degli spazi, e permette di fruire delle etichette disponibili anche al calice. I drink “della casa”, realizzati con fermentazioni, danno il twist in più non solo all’aperitivo ma anche all’accompagnamento di alcuni assaggi, come lo Stoned Negroni, con kombucha alle alghe e caffè. Il servizio della piccola sala è informale.
Prelibatezze di pesce a Milano per pranzo, aperitivo o cena in un
posto tanto piccolo quanto accogliente e informale, in zona Paolo
Sarpi, lato via Canonica. Gu-mi è un’insegna “fusion” a modo suo che
ha nel pesce di qualità – fondamentalmente crudo – il filo conduttore
di un breve menu fatto di panini, tartare, tacos e burritos. Ad
ampliare la proposta, alcune portate cotte come le polpette di
baccalà, la frittura mista di pesce e il classico fish&chips. Equilibrati
e “intriganti” gli abbinamenti proposti, come per i nostri tacos di
ricciola marinata arricchiti da leche de tigre, purea di patata dolce e
chicchi di choclo e per il burrito di salmone, con una ben fatta tortilla
ad avvolgere il salmone grigliato, il riso, l’avocado e il mais. La
cocktail list non è meno interessante e affianca a una Gin&Tonic list
diverse e originali interpretazioni dello Spritz.
L’izakaya, in Giappone, è una tipica tavola dove condividere piatti tradizionali e, magari, sorseggiare un ottimo sake. La fine della giornata dei milanesi contemporanei potrà avere un esito molto simile a quello del giapponese grazie a Kanpai (che tradotto significa infatti Salute o, à la santé) nuova insegna in zona Porta Venezia nata dalla passione di tre soci per il paese del Sol Levante. A tal proposito va detto che Kanpai non è solo cucina tradizionale giapponese ma un salto vero e proprio nelle strade di Tokyo, con elementi iconografici che, ovunque, fanno rivivere l’autentica vita metropolitana. La cucina propone diversi piatti, tante tecniche di cottura e marinatura, con il tocco innovativo della chef Jun. Niente sushi ma una proposta di sashimi e piatti semplici, oltre ad un’ampia proposta di sake e, volendo, ottimi cocktail. Tra i piatti, meritano una menzione la ciotola di riso con la melanzana cotta in tre tempi, lo sgombro marinato in aceto di riso e la Kanpai soba.