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Apotheca

Nella quieta e residenziale via Correggio, a qualche passo da Piazza de Angeli e Via Marghera, risiede da circa un lustro Apotheca il cui nome, di derivazione latina tradotto significa dispensa, e sta a indicare il deposito in cui gli antichi romani conservavano alimenti come il pane e il vino. Questo curato e piacevole ristorantino ‘di quartiere’ è stato avviato ed è condotto dal cuoco e titolare Marco Manfredi che si è ispirato per gli arredi alla nostra Costiera Amalfitana, della quale ha fatto riprodurre sul murale una tipica casa colorata di un borgo di pescatori. Apotheca ospita una trentina di posti a sedere (oltre a qualche coperto nel déhors con la bella stagione), e propone una cucina di impronta Mediterranea con pietanze sia di carne sia di pesce, servita in vivaci stoviglie di ceramica, in perfetto clima vietrese. Iniziamo con una Tartare di ricciola, condita con tocco leggero (olio evo sale e pepe), da arricchire a piacimento – eventualmente al tavolo – con spezie assortite, e dei Gamberi di Mazara del Vallo; a seguire delle Crocchette di baccalà, su una crema di topinambur sin troppo esigua e percepita appena, connotate da una valida panatura, ma dall’esito gustativo finale purtroppo piuttosto fiacco. Gli Gnocchi di patate con dadolata di pesce fresco, conditi alla mediterranea con olive di Gaeta e pomodori secchi, risultano davvero appetitosi penalizzati però dall’impiego di eccessivo olio. Il trancio di Salmone scottato alla piastra con cavolo nero fritto risulta gustoso, malleabile al cuore e dalla superficie ben croccante, mentre i Calamari alla piastra ripieni di crema di piselli risultano poco espressivi e in leggero debito di gusto; stuzzicanti le Cime di rapa ripassate in padella. Dolci della tradizione ‘della casa’ Apotheca per il fine pasto come il Tortino al cioccolato dal cuore morbido o il Cannolo siciliano con granella di pistacchio. Carta dei vini piuttosto ridotta con proposte non sorprendenti.

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Ubicato dal 1988 in via Vittoria Colonna, a pochi passi dal ‘Marghera District’ in zona De Angeli, questo ristorante, – Gallura – abbigliato dei toni turchesi che richiamano le nuances delle profondità mediterranee, offre pietanze della tradizione sarda e nazionale quasi esclusivamente di estrazione ittica. In lista, Frutti di mare, Antipasti crudi e cotti: esordiamo con delle Ostriche di San Teodoro di Gallura carnose e permeate da potenti nuances di frutta secca; proseguiamo con un Bollito di mare (alias Insalata di mare) piuttosto routinario e con delle Seppioline gratinate su una stuzzicante crema di fave. Tra i primi in carta della tradizione isolana, Fregula in tre declinazioni: all’astice, ai frutti di mare e al nero di seppia e Lorighittas con ricciola asparagi e pomodoro; poi risotti, spaghetti, penne e tagliolini in svariate versioni. Assaporiamo un appetitoso Astice alla catalana, allestito con delle cipolle rosse di Tropea, pomodori Camone, pomodori datterini e foglie di basilico; segue poi una abbondante Grigliata mista di pesce, che purtroppo non evoca grandi sussulti, composta da orata, trancetti di tonno impanati nel sesamo, seppioline, gamberi e verdure miste. Per completare la cena in perfetto stile gallurese, Pecorino fresco e stagionato accompagnato da marmellatine assortite e dolci della tradizione come Seadas con miele, Crema Catalana, Torta al mascarpone fichi e noci, Torta ai tre cioccolati poi gelati, sorbetti e frutta secondo stagione. La carta dei vini di Gallura, come intuibile, orientata più su Spumanti e Champagne e sui bianchi con una valente selezione di etichette sarde; non manca comunque in lista qualche etichetta di rosso isolano e nazionale.

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In piazzale Cantore, un po’ al riparo dalla caotica zona Darsena, alloggia da qualche anno questo soffuso ristorante al cui interno si trova un divertente e peraltro unico Centro di Depurazione del Mollusco presente in Lombardia, dove cozze, vongole, ostriche e altri saporiti frutti di mare vengono depurati per poi essere fruiti magari, con un pizzico d’immaginazione, come ci si trovasse pieds dans l’eau, sotto il cielo di Bretagna. Da Brutti di Mare, in lista ovviamente grandi assortimenti di coquillages: debuttiamo con una proposta di sei tipologie di gustose ostriche servite con dell’ottimo pane fritto nel burro e uno “shot” di Gin e una Degustazione di molluschi consistente in un’offerta di pelose, vongole, fasolari, tartufi, cannolicchi, pungenti limoni di mare ove sfortunatamente tutti i frutti sono risultati un filo troppo scarni e concludiamo gli antipasti con dei Moscardini scottati, puntarelle piccanti, crema di carote e miso. Vivificante, talassico il giusto e “al dente” lo Spaghetto all’astice seguito da Cappesante scottate, cavolfiore agro in doppia consistenza e riduzione di soia.  Concludiamo la cena con detergenti sorbetti alla frutta ma si può optare per altre classiche golosità quali lo Zabaione brutto ma buono, il Tiramisù scomposto e la Torta di mele e crema pasticcera. La carta dei vini di Brutti di Mare è improntata essenzialmente su vini bianchi e bollicine con qualche offerta di rosso.

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Pesce & Farina è una insegna autorevole e dalla formula convincente, avviata da Antonio Russo nel dicembre 2021 in Via Spartaco a due passi dalla Rotonda della Besana, che affianca valide proposte di pesce, uscendo dal solito canovaccio infiacchito dei ristoranti classici di mare in città, a una ristretta selezione di Pizze Gourmand (otto in tutto in lista) realizzate con farine del Molino Quaglia e varie tipologie di pomodoro (San Marzano, Miracolo di San Gennaro, Piennolo, Corbarino, Giallo del Vesuvio). Apre la sosta un’ottima e delicata Tartare di gambero rosa insaporita da petali di cipolla caramellata e granella di olive taggiasche essiccate e un saporito e leggero Cestino di fritto di mare con pesce pettine, calamaro, gamberoni, alici e zucchine; in carta, Baccalà mantecato, Vellutata di porcini, Cialda di ceci e rosmarino, Polpo arrosto in salsa teriyaky, Finocchi e gel di mandarino e Seppie alla griglia, il suo nero, vellutata di zucca, crumble di castagne e bacon. Delicata e gustosa la Chitarra “Pesce e Farina” degustata con una ricca dadolata di ricciola, come pescato del giorno, salsa di pomodoro San Marzano, olive e capperini e corretta la Margherita con pomodoro di Corbara dall’inconfondibile spiccato sapore agrodolce con impasto di farina integrale elastico e umido “il giusto”, la cui consistenza incarna un buon compromesso tra una napoletana classica e una contemporanea. Tra i primi piatti in lista Tagliolini capesante, cacio pepe e lime, Risotto alla zucca, liquirizia, basilico e Tartare di scampi marinati alla birra, Ravioli d’anatra, porcini e salsa all’aglio nero. Conclude il pranzo un ottimo Cannolo siciliano farcito “espresso” con una deliziosa e non troppo zuccherata farcia di ricotta con granella di pistacchi. La carta dei vini di Pesce & Farina si presenta con una valida ed estesa proposta di etichette.

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Là dove c’era il mitico “Entropia”, leggendario Pub e Trattoria avviato in Via De Amicis nel lontano 1982 seguito da una breve raffinata gestione del “Nordic Grill” improntato sulla buona cucina del Nord Europa, ora c’è questo elegante, accogliente e soffuso locale dedicato al mondo ittico gestito dalla Famiglia De Meo già titolare con successo del ristorante “Mare Nostro” a Rho, sito a pochi chilometri da Milano. Al Cöral, per animare il debutto della cena, è lieto affidarsi alle sapienti mani del Mixologist che crea raffinati cocktail, anche non alcolici e “on commission”, che qui abbiamo abbinato ad un piccolo Plateau di percebes e bulots ma diversamente si può scegliere di aprire il desinare con selezioni varie di Caviale, Crudité di crostacei, Carpacci e Tartare. Ottimo, fiorito e fine in bocca, il Carpaccio di tonno insaporito da un dressing di salsa “japanese”, erba cipollina, wasabi fresco seguito da Insalata di astice con avocado e mango nociuta purtroppo da un’eccessiva quantità di salsa di soia che ne ha mascherato il gusto e conferitole troppa sapidità. Gentili al palato i Tagliolini all’emulsione di ricci e intensamente iodati i Ravioli 12 passaggi ai frutti di mare con consommé ai crostacei. Segue una sdilinquente e soda Anguilla glassata con insalata di cavolo cappuccio fermentato e frutta di stagione. Bravi. Concludiamo in morbidezza con il pan di spagna della Torta latte e miele con meringa al limone; in lista Tiramisù, Cheesecake e Tartin Tatin. La carta dei vini di Cöral ha una pregevole selezione di Bollicine italiane ed estere.

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Nel cuore di Brera, siamo in Via Fiori Chiari, è nato un contendente ambizioso e interessante del gruppo Langosteria. Tra i proprietari il figlio di Del Vecchio, patron di Luxottica, da poco scomparso, che ha voluto ricreare le magie del locale di pesce alla moda e per il pubblico milanese. Il locale è frequentato da una rosa di manager e giovani rampolli della Milano bene, ed è meta per il pesce preparato in tutte le sue forme e le sue dimensioni: crudo, cotto, poco o molto elaborato. I prezzi sono al livello del ristorante, ovvero decisamente elevati, ma la qualità si paga, soprattutto quella ittica a Milano. Da Vesta Fiori Chiari abbiamo degustato una splendida Sogliola di Dover alla mugnaia veramente ben realizzata, una Fregola ai frutti di mare decisamente buona e gustosa, un Tempura e un Poché di pesce fatti a regola d’arte, con materia prima tra il buono e l’ottimo. Il servizio, celere e presente, si è dimostrato disattento, a locale pieno, in alcuni tratti. L’acustica, seppur di recente e preziosa ristrutturazione, non è tra le più favorevoli. Ma Vesta è già diventato in brevissimo tempo un punto di riferimento in Brera per la cucina di pesce di elevata qualità. Completa il quadro una carta dei vini da molte referenze, seppur abbastanza tradizionali e scontate, non solo per l’impostazione del ristorante ma anche in termini di ricercatezza.

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Quello che di primo acchito potrebbe lasciare immaginare essere il nome di battesimo della titolare o della Chef, Bianca, è in realtà è il tono della nuance del quale è vestito l’intero ambiente sito al piano terra di un palazzo d’epoca dietro Corso Vercelli, allestito sobriamente con pezzi di design e che dispone di una sufficientemente spaziosa e immacolata veranda ton sur ton in cortile.

Al ristorante Bianca il menù orientato esclusivamente sulla proposta ittica con freschi crostacei e molluschi che compongono i Plateaux, i Carpacci e le Tartare. Porzione sovrabbondante e torrida quella degli spaghetti all’aglio nero sin troppo “al dente” con colatura di alici non del tutto convincenti a causa del retrogusto oltremodo accentuato di liquirizia che, a volte, restituisce il bulbo quando non ben dosato. Insalata di astice e scampi proposti con contorno di fichi che, in realtà, qui la fanno più da protagonisti. A seguire Fritto misto variegato, generoso e gustoso e ricciola con salsa olandese ben eseguita anche se nuociuta dall’eccessiva secchezza delle sue carni.

Carta dei vini corretta con proposte anche estere. Servizio attento e garbato. Un plus, a fine pasto, il digestivo offerto dal Patron.

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Entrando al Nuovo Yacht, locale accogliente avviato nel 1995 da Tommaso Sanviti assieme alla moglie Mary in via Raffaele Sanzio, (due passi da Buonarroti), precorso di solo qualche anno da una iniziale gestione in via Tiziano, si respira la brezza di quei tempi grazie agli arredi navy in tek originale da barca e oblò che illuminano la sala. Ad accogliervi il garbo del figlio maggiore Mario che, con la madre, fanno sentire proprio come a casa; in cucina la mano gentile di Maurizio, il secondogenito.

Il mare in carta

Il menù del Nuovo Yacht è interamente dedicato al mare con proposte del giorno sempre stagionali. Ad aprire il pranzo, sapide e carnose Ostriche Marennes Oléron che restituiscono tutta la potenza iodata dell’Oceano di Aquitania, Gamberi rossi e Scampi di Mazara del Vallo, Gamberi viola di Gallipoli e Gamberi blu della Nuova Caledonia. Tra gli antipasti una menzione speciale per la Tartare di Ombrina con finocchi e pomodorini essiccati servita su una divertente piastra di sale rosa dell’Himalaya il cui risultato detergente e sapido stimola festosamente il proseguo del desinare. Al dente e delicate le Linguine all’Astice, gustosa la Spigola al forno in crosta di patate ed eterogeneo Fritto Misto arricchito da ottimi tranci di baccalà e servito in una simpatica cassetta di legno. Carta dei vini corretta orientata prettamente ad etichette nazionali con alcune proposte di bottiglie francesi e una piccola sezione dedicata agli Champagne. Buon assortimento di distillati.

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Il ristorante Felix Lo Basso Home&Restaurant può essere assimilato ad un teatro. I posti a sedere sono massimo 20. Metà al bancone da cui ci si affaccia direttamente sulla cucina, a vista, ma potremmo anche dire che si è dentro la cucina – organizzata come una cucina casalinga – dato che non vi è un vetro a divisione. Mentre gli altri 10 sono disponibili in una saletta, per chi volesse più riservatezza.

Quella di Felice Lo Basso è una cucina recitata, che non nasconde le origini pugliesi dello Chef ed anzi, in esse trova ispirazione. Il menù, a sorpresa, è un viaggio che va per direttissima in Puglia. Gli amuse bouche spaziano da una rivisitazione dell’insalata russa ai crudi di mare come il Carpaccio di corba rossa del Gargano con crema di mandorle e acqua di pomodoro. Ugualmente meridionale è Garusoli, maionese di ostrica, vongole, spuma di patate al limone, polvere di tarallo e granita di asparagi di mare, nelle sue note sapide e gustose che riportano al mare. Il crudo ritorna anche nel Risotto al pesto di erbe, salsa di caciocavallo e bisque di gamberi, con gambero servito al naturale, piatto spinto sulla componente aromatica del pesto. 

Il rapporto con lo chef e la brigata è parte integrante dell’esperienza. Il menù è completamente a sorpresa poiché non verrà mostrata una carta, e può variare a piacere della cucina. Una certezza sono però crostacei e pesce. La politica del ristorante, purtroppo, non è adatta a chi ha allergie o intolleranze alimentari poiché il menu non verrà in alcun modo modificato.

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Questo elegante ristorante, ubicato dal 1967 nell’antico Casello del Dazio di Piazzale Cantore in zona Porta Genova, è un approdo, un “Porto” sicuro nel “mare magnum” dei ristoranti di pesce milanesi supportato dalla presenza in cucina, da oltre tre decenni, dello Chef Emilio Mola. Entrando, una bella teca con le proposte del pescato e, sulla sinistra, una sorta di bancone in stile giapponese al quale potersi accomodare per venire serviti assistendo “live” alla preparazione dei piatti e per una sosta più celere e meno impegnativa. Il Patron di Al Porto, Domenico Buonamici, da sempre accoglie con quel giusto garbo e misurato distacco di chi sa bene come approcciare la sempre vasta clientela affidandola ad un disinvolto ma puntuale servizio ai tavoli. Appena fatti accomodare nel giardino d’inverno, viene omaggiato uno stuzzicante assaggino di moscardini semi affogati in una morbida polentina.

Un “Porto” sicuro

Tra le entrées scelte, tre tipi di Ostriche (Gillardeau, Irlandesi – strepitose – Fine de Claires) e tartufi di mare. Come primo piatto Risotto al curry e gamberi dai chicchi “scoppiettanti” e dall’essenza cremosa e aromatica, deliziose “fragoline di mare” ripassate in padella con un gustosissimo intingolo in bianco e una fresca selezione di Crudi composta da Tartare di tonno e ricciola, scampi e gamberi rossi. In carta, una buona prevalenza di risotti assortiti, con altre proposte di pasta e zuppe. I secondi piatti in lista consistono in grandi classici della cucina nazionale e versiliese trattati sempre con mano salda e con buone offerte di “pescato” del giorno. Ottimi dessert “maison” e sorbetti detergenti a concludere la sosta Al Porto.

Carta dei vini nella media, senza grandi sorprese.

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