Con Pacifico, Milano ha scoperto il fascino nascosto della cucina nippo-peruviana, nota anche come Nikkei. Qui il livello esecutivo del Ceviche era un benchmark, ma il resto della proposta gastronomica ha spesso deluso le aspettative. Oggi le redini della cucina sono state affidate alle esperte mani di Alfonso Montefusco, importanti trascorsi da Nobu e alla Langosteria, e i risultati già si vedono. Il nuovo corso di Montefusco parte dalla selezione del prodotto, frutto di prove e studi e dalla resa dello stesso sulle ricette. Tante idee in cantiere e la voglia di innestare un tocco di italianità nella già contaminata cultura nikkei per dare vita ad una fusion nella fusion. Anche gli ambienti, originariamente troppo angusti, sono stati ampliati e la nuova saletta gode di una finestra sulla cucina a vista. Oltre ad una ampia selezione di ceviche e tiraditos, troviamo piatti classici della cucina peruviana come la causa e gli anticuchos nonchè qualche divagazione sudamericana come i tacos messicani, rivisitati nella consistenza e nelle farciture; la degustazione può concludersi con pregiati tagli di carne e pescato del giorno a la parrilla. Imperdibili, tra gli starters, gli “Spillo killer“, calamaretti spillo, taccole e rocoto, una creazione del nuovo chef, o il Tiradito di ricciola, leche de tigre al mango e chalaca di mango; ma è il Ceviche che merita particolare attenzione. La preparazione del “Puro” (ricciola, cancha, choclo, purea di camote) avviene direttamente al tavolo e il risultato è davvero piacevole. Anche sui dolci il livello, rispetto al passato, si è alzato, sebbene gli stessi non rappresentino la tradizione peruviana ma vedono l’utilizzo interessante di alcuni prodotti tipici del Sud America. Il servizio è attento e sorridente. Anche i cocktail del “Pisco Bar”, suddivisi in quattro sezioni (signatures, contemporary classics, specials e classic mixology) sono tutti di pregevole fattura.
Riaperto nella sua storica sede nel cuore della città e a pochi passi dal Teatro La Scala, il Sant Ambroeus torna a Milano dopo aver esportato il suo format collaudato oltreoceano puntando soprattutto sulla sua anima gourmet di ristorante. Il locale, che abita la sua antica sede fondata nel 1936 come caffè e crocevia della vita milanese di allora, esprime la crasi meneghino-newyorkese non solo nel menù ma soprattutto nell’allure dell’accogliente ristorante. L’ambiente conserva e valorizza, infatti, la sua anima elegante, seppur risulti un pò rumoroso se a piena capienza. La proposta gastronomica, affidata a Iacopo Falai, vede i classici della cucina italiana, in particolare meneghina, come la rosata Cotoletta di vitello alla milanese o l’Osso buco con riso allo zafferano al salto, alternarsi a proposte più american style come il New York Strip Steak. Equilibrati e ben eseguiti risultano i vari piatti, come nel caso de La nostra tarare di manzo, contemporanea e dalla gradevole nota spicy, o il goloso e piacevole Risotto, crema di scampo, aragosta, compressione di mela verde e aneto, con netti e piacevoli rimandi al Sud d’Italia. Di chiara influenza dell’altro lato dell’Atlantico l’ottimo Lobster Roll dal New England, dove l’astice si forgia di un pane burroso e voluttuoso e di ottime patatine home made. Da apprezzare è la presenza in carta di piatti come il Pollo alla senape o il Branzino al vapore, per chi non voglia strafare e non deve doversi giustificare con nessuno per la richiesta di un eventuale fuori carta. La carta dei vini di Sant Ambroeus vede etichette italiane, con un’ampia selezione di vini naturali del territorio. Un buon indirizzo, seppur risulti oltre la media meneghina il suo rapporto qualità/prezzo.
In via Sottocorno, in uno dei quartieri più gastronomicamente illuminati della città, c’è Mezè Lubnani Delights. Il piccolo locale che lo ospita è arredato in maniera semplice e calda e, al centro della sala, troneggia il Saj, la cupola di ferro – simbolo di condivisione – sulla quale viene cotto al momento il Khebez, tipico pane libanese. Mezè offre una cucina di tradizione, articolata in diversi menù degustazione che prendono il nome di viaggi. Ogni viaggio racconta le ricette e i sapori di una regione diversa del Libano: si può “viaggiare” da Akkar a Beirut o da Beirut a Tiro, oppure scegliere i menù “Da vegetariano a vegano” – principalmente plant-based – e “Il viaggiatore libero“, dove poter scegliere a proprio piacimento i piatti. Durante la nostra visita abbiamo provato alcuni dei sopracitati viaggi nel Libano dei sapori e profumi, assaggiando tra gli altri piatti come il Cheikh el Mehchi, ossia riso con melanzane ripiene di ragù alla libanese, il Moutabal, la tipica crema di melanzane affumicata e, infine, i Maamoul ai datteri, tipici biscotti libanesi. Nel complesso l’esperienza è risultata coerente con la tradizione e l’identità libanese, con alcuni piatti davvero eccellenti ed altri leggermente al di sotto delle aspettative. Nota di merito finale per il servizio cordiale e attento.
Negli stessi ambienti di Via De Amicis, di quello che un tempo fu il Baci e Abbracci, poi divenuto il Costa Smeralda per un breve lasso di tempo, da circa un decennio la nuova conduzione si destreggia con capacità nel rinnovato, spazioso e luminoso ristorante di mare, Vento di Sardegna, capitanato dallo Chef Angelo Cimino che offre anche alcune proposte della tradizione isolana. In carta, grande selezione di Crudi nostrani, eccezion fatta per le Ostriche di Bretagna, e di Tartare di ombrina, Branzino, Tonno, Ricciola e Salmone, disponibili anche nella versione “extra size” da 200 grammi. Tra gli antipasti cotti abbiamo optato per una generosa, eterogenea e gustosa Insalata tiepida di mare condita semplicemente con dell’olio evo e un Gratinato misto con una buona proporzione tra pane grattugiato e materia prima. Seguono Culurgiones (sorta di Ravioli farciti con un ripieno di patate e pecorino sardo) ben realizzati, conditi con un sugo di pomodoro un filo acidulo e una saporita Fregola con alcuni scampetti, vongole e pomodoro fresco. Tra gli altri primi piatti proposti, Tagliolini con gamberi rossi di Mazara e tartufo nero di Norcia, Paccheri allo scorfano, Linguine all’astice, Tagliatelle vongole bottarga e calamaretti. I secondi si dividono tra Fritto di scampi, calamari, gamberi e zucchine, Scottata di branzino con funghi porcini o carciofi secondo stagione, Branzino al sale, Orata alla Vernaccia, Gamberoni al Cognac e bacche di pepe rosa, Astice e tonno alla Catalana e Pescato secondo la disponibilità del giorno. Conclude il desinare, un cremoso, profumato e confortante Tiramisù ben equilibrato nelle consistenze e allestito con dei validi ingredienti. La carta dei vini di Vento di Sardegna offre una gradevole sezione dedicata ai bianchi di Sardegna, bollicine e tante etichette nazionali.
Pesce & Farina è una insegna autorevole e dalla formula convincente, avviata da Antonio Russo nel dicembre 2021 in Via Spartaco a due passi dalla Rotonda della Besana, che affianca valide proposte di pesce, uscendo dal solito canovaccio infiacchito dei ristoranti classici di mare in città, a una ristretta selezione di Pizze Gourmand (otto in tutto in lista) realizzate con farine del Molino Quaglia e varie tipologie di pomodoro (San Marzano, Miracolo di San Gennaro, Piennolo, Corbarino, Giallo del Vesuvio). Apre la sosta un’ottima e delicata Tartare di gambero rosa insaporita da petali di cipolla caramellata e granella di olive taggiasche essiccate e un saporito e leggero Cestino di fritto di mare con pesce pettine, calamaro, gamberoni, alici e zucchine; in carta, Baccalà mantecato, Vellutata di porcini, Cialda di ceci e rosmarino, Polpo arrosto in salsa teriyaky, Finocchi e gel di mandarino e Seppie alla griglia, il suo nero, vellutata di zucca, crumble di castagne e bacon. Delicata e gustosa la Chitarra “Pesce e Farina” degustata con una ricca dadolata di ricciola, come pescato del giorno, salsa di pomodoro San Marzano, olive e capperini e corretta la Margherita con pomodoro di Corbara dall’inconfondibile spiccato sapore agrodolce con impasto di farina integrale elastico e umido “il giusto”, la cui consistenza incarna un buon compromesso tra una napoletana classica e una contemporanea. Tra i primi piatti in lista Tagliolini capesante, cacio pepe e lime, Risotto alla zucca, liquirizia, basilico e Tartare di scampi marinati alla birra, Ravioli d’anatra, porcini e salsa all’aglio nero. Conclude il pranzo un ottimo Cannolo siciliano farcito “espresso” con una deliziosa e non troppo zuccherata farcia di ricotta con granella di pistacchi. La carta dei vini di Pesce & Farina si presenta con una valida ed estesa proposta di etichette.
Quella di Exit Pastificio Urbano, elegante locale all’angolo tra via Orti e via Curtatone, è, ça va sans dire, una proposta principalmente pastaiola. Con il tempo la cucina nelle mani della brava Arianna Consiglio si sta scrollando di dosso tutti i limiti che un tipo di offerta di questo genere poteva comportare. Ora, oltre alle paste cucinate ineccepibilmente bene (e con l’utilizzo di un prodotto di rigorosa qualità), si possono trovare antipasti ben concepiti che vanno oltre affettati e sottoli, come il goloso Carciofo ripieno con pecorino e olive disidratate, semplice e gustoso. Tra i primi piatti rammentiamo che qui fanno la migliore Carbonara di Milano (ricetta by Pipero – così recita il menù) ma anche intriganti paste ripiene che cambiano spesso in base alla creatività della Chef come i Bottoni di fegato, cipolla fondente, riduzione d’arancia o paste secche della tradizione che, a volte, sorprendono, come la Mescafrancesca in zuppetta di mare che presenta una bella intensità. Ottimo anche lo Spaghetto alle vongole, dal gusto deciso e confortevole allo stesso tempo. Menu degustazione con 3 assaggi di pasta servito per tutto il tavolo a 35 euro (55 euro con 5 assaggi). Una cucina che ci convince sempre di più ed è sicuramente un riferimento per gli amanti del carboidrato. I cocktail, validissimi, sono studiati per l’occasione e spiccano nonostante una carta dei vini non banale che si destreggia tra Italia e Francia con 400 referenze. Da Exit Pastificio Urbano il locale è arredato con gusto e qualche dettaglio ironico e la cucina è a vista. Il servizio di sala è gentile e rapido. Encomiabile e coraggiosa l’apertura sette giorni su sette a pranzo e a cena.
In prossimità del gremito e vivace Corso Buenos Aires, in una strada parallela meno caotica, alloggia Pane al Pane Vino al Vino, genuina osteria “di una volta” che propone una schietta cucina piacentina e lombarda gestita con passione ed entusiasmo da Luca Fieni e consorte. Come antipasto, scegliamo un bel basket ricolmo di Gnocchi fritti eterei e tondi serviti, in perfetto clima godereccio e ruspante, su carta oleata accompagnati da salumi e formaggi di piccoli e selezionati produttori locali (golosissimo il gorgonzola Panna Verde DOP del Caseificio Angelo Croce). Graziosi e saporiti i Tortei verdi con la cua (tortelli con la coda), conditi con funghi porcini; In lista, Anolini in brodo, Pisarei e faso’ (Pasta e fagioli), Ravioli di zucca con burro di cascina e granella di amaretti e tante paste fresche. Succulento e morbido lo Stinco al forno con patate e tante le proposte di carne tra cui la Costata di asinina, la Trita cruda di cavallo, la Costoletta alla milanese alta e rosa fritta nel burro chiarificato, oppure in versione Orecchia di elefante. Dulcis in fundo, assortimento di torte fatte in casa (Tortino di mele caldo con gelato alla vaniglia, Ciambellone caldo di pere e cioccolato con crema di mascarpone, Torta di amaretti e cioccolato fondente con gelato alla vaniglia, Salame al cioccolato con crema di mascarpone) magari accompagnandole con un calice di Malvasia Dolce o di Passito. Carta dei Vini piuttosto condensata perfettamente coerente con le specialità in lista e l’identità autentica e casalinga dell’insegna del locale.
A pochi passi da Porta Romana e dal gremito centro città, Osteria La Cala è un ristorante familiare e raccolto offre da oltre vent’anni specialità di cucina di mare e di estrazione sarda. Per debuttare il pasto, in lista parecchi Crudi di pesce, Tartare, Carpacci, Coquillages e Antipasti caldi come Zuppetta di cozze e vongole, Piovra con patate, Frittelle di gianchetti e via discorrendo. Esordiamo con dei Ricci piuttosto carnosi e intensamente iodati assieme a delle Ostriche Gillardeau e un’Insalatina di carciofi sardi con petali di un’aurea bottarga di muggine di Cabras. A seguire, per assaporare in toto il “quid” Isolano della casa, scegliamo dei Culurgiones (tortelli ripieni di patate) di buona fattura accompagnati da del sughetto di pomodoro e Lorighittas (pasta intrecciata a mo’ di anello) ai frutti di mare sfavoriti da un’eccessiva quantità di olio evo; tra le proposte dei primi, si può optare anche per dei Maloreddus (gnocchetti sardi) alla Campidanese con salsiccia sarda, pomodoro e pecorino e fregula (i cui chicchi ricordano il Cous-Cous) ai frutti di mare. Tra i secondi di Osteria La Cala, i grandi classici della cucina di pesce tra cui Astice alla catalana, Fritto misto, Branzino al sale, Grigliata mista, Rombo alla Vernaccia, Pescato del giorno e Gratinati assortiti al forno. Concludono la sosta i dolci della casa, Sorbetti al limone e di frutta varia, Seadas (grandi ravioli ripieni di formaggio conditi con miele) e frutta secondo stagione. Carta dei Vini con un’offerta piuttosto esigua di bottiglie.
Questo ristorantino specializzato in carne alla brace, veste piacevoli arredi chiari décapé con piccole abat-jour ai tavoli. Avviato poco meno di due anni fa dal patron Walter Vailati dopo la di lui militanza (circa 30 anni) presso il Bel Sit di Milano, al Shabby Grill si trovano una gustosa selezione di Salumi Wagyu del Südtirol (bresaola marezzata, salame e pancetta 100% Wagyu) e uno scioglievole e aromatico Carpaccio di Black Angus irlandese marinato al finocchietto selvatico con crema al rafano. Questo, quantomeno, tra gli antipasti. Quanto al menù in lista si trovano grandi tagli e varie frollature, oltre a specialità assortite grigliate tra cui Controfiletto di Kobe giapponese (su ordinazione), Wagyu allevato in Südtirol, Costata di selezione Tamaco Dark Red dei Paesi Bassi, Costata di Grigia dolomitica allevata in alpeggio, Costata di manzetta prussiana, Rubia Gallega e altre chicche. Noi abbiamo optato per un Controfiletto di Angus di 250 grammi succulento e morbido e per una Grigliata mista con costine preparate a bassa temperatura decisamente coriacee nonostante la lunga cottura, Bombette con caciocavallo podolico e salsiccia di cavallo al finocchietto. La carta dei vini di Shabby Grill offre buone proposte di etichette e digestivi assortiti per concludere la sosta.
La storia delle tavole meneghine passa anche per luoghi che da almeno quarant’anni registrano felici consensi da un pubblico ampio e variegato che, nonostante il susseguirsi delle generazioni, resta fedelmente ancorato allo stesso tavolo per mangiare determinati piatti della tradizione. Dal 1982, nel cuore di Baggio, molti milanese si recano all’Osteria alla Grande. Si tratta di una delle storiche insegne che preservano e tramandano la cucina tipica meneghina, quella sostanziosa, senza fronzoli o compromessi. In ambienti angusti ma accoglienti, tra il fascino caotico di cimeli, quadri artefatti, cornici e oggetti di ogni genere, il patron Roberto, detto lo Smilzo, oste burbero e ironico, e la cuoca Elena, sono pronti a mettere in scena ogni sera uno spettacolo che va avanti ormai da tempo immemore. Ed ecco arrivare in tavola i piatti “classici” come una Cotoletta alla milanese dalla panatura croccante e la carne morbida, tanto celebre e gustosa, uno dei motivi del grande successo di questo locale. L’unica nota che dobbiamo necessariamente segnalare riguarda la carne utilizzata: qui di maiale e non di vitello. Secondo l’oste sarebbe proprio quella di maiale la carne utilizzata nella ricetta originale della tradizione milanese. Su questo abbiamo qualche perplessità che però lasciamo cadere gustandoci con piacere questa variante. Un altro classico da gustare è la Cassœula, se ordinata per tempo, ma anche un Rognoncino trifolato se si è amanti dei sapori decisi. Il Risotto alla Longobarda con zafferano e porcini, poco compatto e mantecato, invece non convince così come qualche contorno anonimo come le patate lesse che accompagnano il rognone. Sono molto validi, invece, i salumi. Tra i pochi dolci fatti in casa abbiamo apprezzato la Torta di pesche (conservate) e cioccolato. Osteria alla Grande è un luogo sincero dove il conto è onesto. Carta dei vini ridotta e servizio solerte. A pranzo c’è un menu fisso a 9 euro.