In un Palazzo Liberty degli anni 30, nell’avveniristico City Life District, dimora da una manciata di settimane questa insegna peculiare votata alla buona e inusuale cucina cinese fatta di ingredienti buoni, felici contaminazioni, accostamenti curiosi e lunghe cotture. Fresco di una recente e capillare ristrutturazione, allestito con scenografici lampadari e vestito di onirici affreschi, Altrove ci accoglie in grande spolvero per guidarci nell’affascinante esplorazione delle terre del Catai, affiancati dallo zelo appassionato del Maître e dal garbato personale di sala. Il menù, articolato in una quindicina di pietanze che includono carne e pesce, propone un oramai raro Abalone, che qui viene presentato nel suo bel guscio iridescente, tagliato a fettine sottili e insaporito da una stuzzicante gelatina di crema affumicata di peperoni verdi arrostiti; un filo prosciugati risultano invece i Gamberi, avvolti in uno scrigno di spinaci freschi, arricchiti da fili croccanti di taro e salsa al sesamo. Chiudiamo gli antipasti con un interessante Fiore Cristallino con salsa di tartufo nero, ossia una margherita i cui petali sono teneri germogli di bambù che riposano in un brodetto vegetale tirato, aromatico e stuzzicante. Da sussulto il Churro Cinese, bastoncini di pasta croccante fuori e soffice dentro caramellato ricolmi di succulenti gamberi tritati e carne di maiale in salsa di senape e gli spaghetti ai gamberoni adagiati su una deliziosa ‘bisque’ di fine esecuzione. Golosi i Fiori di zucca fritti mentre il Riso saltato Altrove, composto da perilla, alghe, tuorlo d’uovo salato, sesamo, risulta purtroppo abbastanza inaridito al boccone. Concludiamo questo bellissimo viaggio nella terra del Dragone, con una rimarchevole Panna cotta a base di tofu setoso alle mandorle cosparso da una delicata polvere di fragola e una Pasta di fagioli rossi della tradizione, con mandorle a lamelle, menta e crumble di frutta essiccata, entrambi non troppo zuccherini e connotati da un leggero punto di dolcezza, in perfetto e coerente clima orientale.
La cucina cinese, elegante e di qualità, si trova da MU dimsum. I sapori, i profumi e le tecniche gastronomiche della Cina, insieme con la tradizione, vengono ripresentati fuori confine. Ad accompagnare il viaggio tra moderno e storico: il tè, che spesso e volentieri accompagna i piatti. Nel locale, accogliente ed elegante, le luci sono soffuse. Suili Zhou, la titolare, accoglie gli ospiti insieme ad Egidio Giovannini, il responsabile di sala. La proposta della cucina di MU dimsum è in equilibrio tra Cina e Occidente: punto forte sono gli omonimi ravioli, che spaziano dai ravioli Xiao Long Bao, con ripieno di carne di maiale, e i Guo-ti brasati, agli Scrigni in pasta cristallo con vari ripieni, come Mezzaluna nel bosco ai funghi e tartufo. Sempre in forma di assaggio anche i soffici Bao con ripieno di maiale laccato che trova altrettanta gustosa forma nelle Puntine di maiale alla soia. Vi sono anche diversi piatti principali a base di riso e noodles, o piatti di pesce e carne, tra cui spicca l’Anatra alla pechinese. Il tè ha uno spazio privato tramite una carta apposita, continuamente aggiornata. La cantina vanta 270 etichette, tra le quali troviamo le più note cantine ma anche una selezione di vini biodinamici. Il ristorante offre anche un menù degustazione con 6 portate a 70 euro.
Nella zona tra Piazza della Repubblica e Stazione Centrale, densamente popolata di ristoranti orientali, è difficile distinguersi ma questo ristorante ci riesce, proponendo la cucina tipica di Hong Kong in una chiave moderna e raffinata. Nel menù sono protagonisti i Dim Sum in tutte le loro declinazioni, con particolare attenzione ai ravioli che variano frequentemente in base alla stagionalità. Anche dagli altri piatti risulta evidente l’eleganza e la semplicità sia nell’esecuzione sia nella presentazione dei piatti, i gamberi sale e pepe sono l’esempio perfetto perché, seppur apparentemente banali, si fanno apprezzare per sapore e fragranza. Il servizio è cortese, puntuale e non va in difficoltà nel descrivere dettagliatamente i piatti e consigliare nelle scelte. L’ambiente è accogliente e romantico, inoltre rappresenta un plus la piccola cucina a vista dedicata alla preparazione dei ravioli.
Un ristorante davvero inusuale, lo si capisce sin dall’ingresso. Il locale, in total white, è piccolo e si sviluppa su due piani, grazie ad un soppalco. Tutto è nei dettagli, curiosi ed eccentrici nella loro semplicità. Ci si accomoda su sgabelli, bauli, sedie, alle pareti vi è una riproduzione Gioconda e anche un lenzuolo che ricorda opere di Luciano Fabro. Il menu è chiaro, la specialità del posto sono i Cheung Fun, un piatto cantonese tipico del sud della Cina, una sorta di crespella di riso cotta al vapore da farcire a piacimento, uno snack spesso gustato a colazione. Appetitosa la versione vegetariana, curiosa quella con i gamberi disidratati, goloso quello al maiale. La versione fritta ha una consistenza meno scivolosa e sfuggente rispetto quelli al vapore, più molle. Oltre ai Cheung Fun vi è una proposta del giorno e un dessert gustoso (latte di cocco, fagioli rossi giapponesi, riso nero biologico, ricoperto di riso glutinoso). Tra le bevande spiccano le birre giapponesi (una allo zenzero), e sei varianti di tè. Servizio informale e gioviale.
Zona Duomo si impreziosisce di un’altra piccola chicca per gli amanti del lamien, questa volta nella variante di Lanzhou, capoluogo della provincia del Gansu, lungo la via della seta. Vengono proposte 9 principali varianti di noodles, rigorosamente tirati a mano, divise in 3 categorie: rotondi, piatti e triangolari. Il menu propone diverse opzioni a base di brodo, saporito e profumato, alcune senza e molti snack. Il piatto principale può essere accompagnato da stuzzichini proposti nel set menu, grande classico è l’uovo marmorizzato. La carta dei vini non è rimarchevole ma la presenza del sànpàotái (tè speciale di Lanzhou, della minoranza degli Hui: crisantemo, zucchero di canna, longan, datteri rosati, goji, albicocche secche, uva secca, frutta secca, zucchero di roccia, tè primaverile,) rende il pasto un’esperienza autentica. A questo proposito, terminato il tè consigliamo vivamente di gustare gli ingredienti nella teiera! Il locale è disposto su due piani, la cucina a vista è scrutabile sia dalla barra sia dall’esterno del locale. I tempi di attesa di tanto in tanto rendono difficile la visita per una rapida pausa pranzo.
Yuan si trova a due passi dal Duomo, affollatissimo all’ora di pranzo, è una delle classiche mete dei turisti cinesi in gita per le vie del centro. La cucina che propone non è di una zona specifica della Cina, vi sono infatti piatti molto diversi, per la maggior parte piccanti. Le realizzazioni sono molto grasse, abbondanti e non sempre costanti nell’esecuzione. Non esitate nel chiedere specialità o verdure cinesi non nel menu, come gli spinaci “senza cuore”, perché sono spesso disponibili ma non segnalate. La sala è spoglia, i tavoli molto vicini, il servizio rapido e spartano. La carta dei vini è pressoché inesistente, si propongono “vini della casa” sia bianchi che rossi (1/4, ½ e 1L) o classici senza specifiche come “rosso di montalcino” o “vermentino”. Per le birre, invece, vi sono opzioni più chiare e definite, dalla classica Tsingtao alla giapponese Kirin. Prezzi contenuti, soprattutto tenendo conto della zona, estremamente centrale.
Tra Moscova e Garibaldi è da poco sorto un nuovo ristorante nel quale gli appassionati di noodles tradizionali cinesi troveranno il loro paradiso. Il Gusto della Nebbia ha un menu piuttosto ristretto che si ispira al gusto di Chongqing: antipastini, qualche bao, riso in ciotola di pietra e noodles. Due piccoli menu a parte permettono di godere di stuzzichini inusuali. Per molti piatti viene data la possibilità di scegliere tra non piccante, poco piccante e piccante: ecco, siate consapevoli che “poco piccante” è qui solo un pallido eufemismo. Il locale è raccolto, elegante nella sua essenzialità. Il servizio è informale, ma preda di qualche intoppo a locale pieno, più che perdonato date le attenzioni con le quali, poi, si pone rimedio. I prezzi sono in linea con la zona e la qualità di quanto proposto.
Nella miriade di aperture fusion a Milano questo ristorante si distingue per una impostazione decisamente famigliare. No, non fatevi spaventare dai lunghi tempi di attesa! Solo due giovani cinesi, che si dividono tra sala e cucina, vi presenteranno una varietà di scelte tra vegetariane, carne e pesce del più antico e famoso raviolo al mondo, con una miriade di farciture, molto casalinghe ma veraci, che vi farà sicuramente divertire. Ambiente spartano, carta dei vini molto risicata, servizio casalingo, come un po’ tutto il resto, ma con un valore di altri tempi, tutto da riscoprire. Se non volete provare la versione al vapore, che mantiene peculiarità dietetiche notevoli, avrete anche l’opzione della scottatura in padella, con salsa di soia aggiunta in caramellizzazione. Qualche spiedino e un paio di spaghetti e riso alla cantonese, immancabile, completano il quadro che vi porta diritto al dolce, anch’esso proposto in forma di raviolo.
Il ristorante cinese in Piazza Aspromonte ricorda tremendamente il bar di Guerre Stellari. Atmosfera molto alternativa, come i ragazzi cinesi tatuati che, all’ingresso, vi accoglieranno accompagnandovi nell’universo della vera cucina cinese di strada, senza compromessi; e senza concessioni. Tanto piccante, molte spezie, anice stellato, cannella e coriandolo à gogo in un tripudio di preparazioni tanto originali quanto buone e, soprattutto, convincenti. La pancia di maiale, così come gli spaghetti di riso in brodo di pecora sono eccezionali, pane al vapore ripieno e spiedini di salame cinese fritto completano l’opera. Niente dolci, come da tradizione, ma grappa e caffè. Servizio sbrigativo e ottima scelta di tè e bubble tea! Da non perdere!
Mu Dim Sum è l’esempio di come la nuova era della ristorazione cinese si sta lentamente affermando. Interni e arredo curato, qualità della materia prima impiegata eccelsa, preparazioni espresse e ben realizzate. Tutto ciò in un contesto, dicevamo, di qualità. Mu Dim Sum, recita il nome, è la patria principalmente dei famosi ravioli cinesi, ma non solo. È l’espressione di una cucina fusion-asiatica da tenere in considerazione. E allora accomodatevi tra noodles, tutti ottimi, i bao, i panini al vapore della tradizione, e alcuni secondi piatti, qui detti piatti principali, di indiscusso valore e caratura.