In una vietta – di cui porta il nome – un poco defilata dal bailamme del Naviglio Pavese, l’Osteria Conchetta è un bel posticino ove assaporare ricette della Vecchia Milano composto da una sala principale e una più appartata con cucina a vista e pavimento in vetro “a giorno” che rivela una spaziosa e ordinata cantina.
Tra gli antipasti, insuperabili Mondeghili (best in Town!) accompagnati da Carpaccio di testina di vitello, radici fermentate e salsa bernese. Sempre ad aprire il pasto, un interessante “misto crudo” composto da quattro assaggi: Carpaccio di Fassona con tartufo nero e con caviale di aringa; Tartare di bue e fois gras e, a chiudere questo succulento Poker di antipasti, un roseo vitello frollato 60 giorni con il suo fondo e midollo. Tra i primi in carta, una vastissima selezione di risotti e piatti unici quali Risotto all’onda con ossobuco e Risotto riserva San Massimo con guancia di vitello.
A seguire, tra i secondi della tradizione milanese, Rustin negàa, Ossobuco, Costoletta di vitello da 350 grammi cotta nel burro chiarificato e la scenografica maestosa esuberante Costoletta “orecchia di elefante” di 500 grammi accompagnata a scelta da patate ratte o misticanza.
Carta dei dessert con un’accurata e vasta proposta di vini passiti al calice (merita un plus), poi grappe, whisky, rhum, cognac, amari e digestivi assortiti. Carta dei vini con proposte anche al bicchiere. Servizio professionale e ferrato.
Arcano sorge nei pressi di Corso Vercelli e promuove una cucina tradizionale al fianco di una formula multiforme: bistrot, ristorante, cocktail bar e, in serate specifiche, piano bar. Sin dall’ingresso l’impressione è inusuale, ci si ritrova in un borgo inserito all’interno di quella che pare una scenografia teatrale. La proposta culinaria è principalmente di terra e spazia nella tradizione di tutto lo Stivale, una sezione ad hoc propone carne alla griglia di provenienza internazionale. Rimarchevole la fattura della costoletta di vitello alla milanese, croccante e rosa al punto giusto, del cavolfiore affumicato alla piastra con tartufo nero e, a coronamento della meneghinità, dei golosi mondeghili. La carta dei vini non è ampia ed è affiancata alla proposta di drink. Il servizio è rapido e solerte, elevato il costo del coperto.
Brillat-Savarin diceva che: “un pasto senza vino è come un giorno senza sole”, e si potrebbe dire che questo sia il mantra del Rovello 18. Nel locale di via Tivoli infatti è difficile non farsi tentare dalla ricca e ricercata carta dei vini che annovera etichette rare e di pregio così come chicche di piccoli produttori, dagli storici rossi piemontesi agli avanguardisti orange friuliani. In cucina invece c’è Michele de Liguoro, che raccoglie con passione l’eredità di una famiglia di ristoratori, lo fa con una cucina saldamente ancorata alla tradizione lombarda e piemontese, si vedano la perfetta cotoletta alla milanese e la tartare di fassona, ma si allarga poi a tutto il territorio italiano. Impossibile non notare la bravura nella selezione e ricerca delle materie prime. Il servizio è cortese, puntuale e non si risparmia nella descrizione delle referenze presenti in carta. Le due sale, che si affacciano sul cuore di Brera, incorniciano un ambiente caldo e classico, in perfetta sintonia con la cucina.
L’estate e la recente pandemia hanno sicuramente sviluppato energie e pensieri positivi. Uno di questi, tra i più interessanti del panorama milanese, è certamente il progetto Vòce in giardino di Aimo e Nadia. Qualche metro oltre la sede originale, nel Giardino di Alessandro Manzoni, il duo Negrini e Pisani ha inaugurato questo pop-up interessante che prevede l’unione del bistrot con la miscelazione curata da Filippo Sisti, noto bar tender della piazza milanese. Il risultato è un luogo davvero piacevole e divertente in cui la cucina è nel solco della tradizione e dello stile del duo, con elegante fraseggio di sapori conosciuti e molto mediterranei. Ottimo l’antipasto con la melanzana e la pasta con ragù di moscardini, terribilmente golosa. Unico difetto, il prezzo, leggermente elevato, ma per questo sito e per questo servizio ci può stare.
Atmosfera ‘vecchia Milano’ (boiseries d’antan alle pareti, tavoli piccoli e ravvicinati, servizio veloce ma simpatico) per questa storica trattoria che, dal 1921, propone cucina sabauda in terra meneghina. Oltre ad alcuni imprescindibili classici locali, risotto con pistilli di zaffereno e costoletta
impanata nei grissini, sfilano, come evergreen, agnolotti con sugo di Fassona, vitello tonnato, bollito alla piemontese. La mano è buona, la materia prima pure, di soddisfazione gli esiti nel piatto, seppure senza particolare verve. Dolci di tradizione. Piccolissima – e migliorabile – carta dei vini. Colazione di lavoro a 22 euro. Conto, alla carta, sui 45 euro.
Quando l’arte e la cultura incontrano mezzo secolo di cucina italiana millesimata nella storica insegna Aimo e Nadia, si dà “Voce” e anima a un luogo elegante, che fa della semplicità, della materia prima e della rievocazione delle tradizioni della cucina italiana un inconfondibile pedigree. Fabio Pisani e Alessandro Negrini, con Stefania Moroni, sono i depositari perfetti della filosofia del grande Aimo e i piatti proposti in questo luogo, dall’anima polifunzionale, sono un’autentica trasposizione della tavola del Luogo. Carta ampia, servizio attento e puntuale, ambiente d’impatto. Ingredienti di qualità, salse e fondi da manuale, cotture pressoché perfette sono i protagonisti di piatti semplici nei quali si riscontrano gusto ed eleganza: su tutti segnaliamo un’appagante pasta mischiata con cozze, carciofi e guanciale, dai marcati accenti pugliesi e campani e, infine, una costoletta di vitella alla milanese da standing ovation.
Qui si ha sempre l’impressione, e la garanzia, di trovare esattamente quel che si è lasciato: una certezza non da poco, una comfort zone nei confini, altrimenti sfumati, o troppi liquidi, della contemporaneità. I locali, ancorché storici, sono molto informali, funzionali, forse, a una cucina che non tradisce mai le aspettative. Il segreto? Una tradizione che ha trovato la chiave universale per riattualizzarsi sempre, ma con cognizione. Un esempio su tutti, la co(s)toletta alla milanese, i succulenti bocconi di lingua, ma anche gli interessanti e altresì rispettosi tortelli di zucca scomposti. Il rapporto qualità/prezzo è tra i migliori di Milano, con il menù del pranzo, a 18 €, a incorniciare un momento di grande qualità e concretezza, suggellato da una cantina interessante, a prezzi tutto sommato ragionevoli.