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Terrazza Calabritto

Terrazza Calabritto è il fratello milanese, senza terrazza, del primo ristorante, sorto a Napoli, situato al primo piano di un edificio di Piazza Vittoria, con una gradevole vista sul mare, poco lontano. Noi meneghini, qui nella sede di Viale Montegrappa, adiacente Corso Como, senza mare e senza terrazza, possiamo ugualmente rinfrancarci lo spirito sorseggiando un drink nel coinvolgente Cocktail Bar, che accompagna la fruizione a ottime tapas di pesce crudo. Locale composto da più sale arredate con cura, morbide poltroncine o sofà sui quali accomodarsi e luci soft che rendono ancora più gradito il desinare.

Il menù di Terrazza Calabritto è ricco di proposte, quasi esclusivamente indirizzate al mare e ai sapori del Sud. Croccante e asciutto gambero in tempura come benvenuto appena accomodati; tra gli antipasti, belle e stuzzicanti Ostriche Gillardeau, un aromatico tris di crostacei allestiti con profumate zeste e agrumi, ed un tonno rosso su salsa guacamole morbida e delicata con chips croccanti. E ancora vermicelli alla granseola succulenti, sugosi e abbondanti, con extra trito di frutti di mare per arricchire ulteriormente il piatto con la generosità insita del nostro Sud Italia e bavette con cozze, vongole veraci, cannolicchi e briciole di pane tostate.

Per concludere con soavità il pasto, un generoso babà umido “al punto giusto”. Cantina ben fornita. Premuroso e professionale il servizio. 

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All’interno del design Hotel Milano Verticale (gruppo Una), secondo uno schema collaudato, lo “Chef-imprenditore” Enrico Bartolini vanta un avamposto nella affollata Corso Como, a due passi da Porta Nuova: Vertigo, Urban Bar – “bar e osteria contemporanea” – e Anima il “fine dining“. Quest’ultimo beneficia dell’opera di due professionisti giovani e preparati: Giacomo Morlacchi guida la brigata di sala e gestisce una cantina ampia, ricercata e adeguata al contesto sia nella selezione che nei prezzi. Michele Cobuzzi, pugliese con un bagaglio di esperienze a fianco di cuochi importanti, porta avanti un lavoro interessante nella cucina di Anima. Non c’è scelta alla carta ma due menù degustazione: “Intensità” (otto assaggi a 150 euro, con la possibilità di estrarne tre a 90 euro o quattro a 110 euro), e “Le mie certezze” (125 euro), che rappresenta le origini e la storia dello Chef. I piatti di quest’ultimo, quasi tutti di ispirazione pugliese, fanno perno sull’alta qualità della materia prima; sono eleganti nelle presentazioni e intensi nei sapori e negli aromi, come ci si aspetta in una cucina del Sud. Particolarmente centrati i Bottoni di gallina nostrana con cime di rapa, pomodoro confit e limone candito e l’Agnello del Gargano con carciofi, liquirizia e cipolla marinata. Chiude il cerchio un dessert altrettanto convincente, a dimostrazione che la pasticceria tiene il passo della cucina: Veli di cioccolato caramellato, ricotta di pecora, sorbetto alla pera e pera speziata.

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VI.VA. è un acronimo perfetto per spiegare la nuova creatura di Viviana Varese, decisamente più vitale e colorata. Una linea di pensiero che ha guidato anche il nuovo design del locale, sempre situato all’interno di Eataly Milano. Resta l’attenzione al mondo vegetale e al mare, però con una maggiore propensione verso i piatti di carne. Ben equilibrata e decisamente interessante la spugna di mare con cozze al burro nocciola acidulo, crema di mandorle e dragoncello. La parte dei dessert, invece, nella sua classicità, è decisamente la parte meno “vivace”. Il servizio ha delle aree di miglioramento, compresa la disposizione d’animo del personale di sala, non sempre sorridente. Il nuovo percorso creativo della chef è però sicuramente interessante: una cucina colorata, saporita, che guarda al futuro pescando dalle radici mediterranee e spingendo sul gusto.

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Inarrestabili fratelli Alajmo. Dalla piccola Rubano a Venezia passando per Parigi e, non poteva mancare, approdando nel cuore dell’operosa Milano. In grande stile, con il supporto estetico del mitico Philippe Starck, sdoganano la loro “pizza” rifinita con estro, creatività e ingredienti top. Vapore, croccante, masscalzone e masscalzini. Sono questi i nomi, scanzonati, delle creazioni di Massimiliano Alajmo: dalla pizza al vapore, che prende spunto dal bao cinese, alla versione “più classica” della pizza croccante/biscottata, fino ai penzerotti in versione large o piccola, dolce o salata. Ci sono anche alcuni dolci classici – tiramisù – ma rivisti dal grande chef. Il locale è aperto da colazione – vengono serviti croissant e brioche all’olio di oliva – alla cena, perfetta per un pre-teatro o cinema. Le bevande sono limitate ma studiate con cura: estratti di frutta, un vino bianco e un vino rosso griffato, la birra di Baladin, il caffè di Gianni Frasi e alcuni cocktail appositamente studiati. I prezzi sono, a nostro avviso, corretti e addirittura convenienti se commisurati alla zona.