Valutazione
CUCINA
CANTINA
AMBIENTE
SERVIZIO
Vale la visita per
La ricerca generosa di materie prime vegetali non comuni, variabili secondo stagionalità.
Questo piccolo bistrot dal design minimale e i toni neutri rassomiglia a una casa privata. Qualche libro da cucina alle pareti e 25 coperti, sono le peculiarità di Altatto. Situato nel quartiere di Greco, la sua cucina nasce dall’idea di Cinzia, Sara e Giulia, “allieve” di Pietro Leeman e del suo Joia.
Così, la cucina vede la predominanza della componente vegetale, nella sua più alta accezione, dove materie prime poco note selezionate con cura certosina vengono esaltate da una grande tecnica. La valorizzazione dell’elemento vegetale si concretizza nelle cotture alla brace, al vapore, in tempura e trova altrettanto onore nelle spume e nei fermentati, restituendo una cucina fresca e nobile. Una proposta dalla doppia anima, vegetariana e vegana, che si esprime in maniera “tattile” in Fave e Cacio: un piatto da comporre, formato da una soffice focaccia di patate dolci da guarnire con fave cotte alla brace ripiene di crème brûlée ai porri con crema Carena. Decisamente gustoso è il Green Curry, un’esplosione erbacea di trifoglio, nepitella e taccole, abbinata a una spuma speziata di mandorle che ha tutto il sapore di un viaggio in India. Degno di nota anche il Risotto al Castelmagno, contrastato dal Saint Germain e polvere di fieno blu greco.
La carta dei vini di Altatto è composta da etichette naturali, con focus su Slovenia, Italia e Spagna, ma si può anche optare per uno degli originali drink composti di infusi e spezie.